testo di Gianluca Milillo
è praticamente impossibile sintetizzare in poche battute tutto il percorso storico che ci ha condotti a vivere la consapevolezza di quello che oggi osserviamo: la storia e la sua indulgenza serve a questo, a comprendere come siamo arrivati ad oggi, e a capire quali errori e quali nemici vanno affrontati.
C’è chi (nei vertici associativi) sceglie di individuare “chi comanda” o chi può portargli vantaggio e dialogarci, allearsi, proporsi, senza curarsi se sia buono, cattivo, un onesto o un bandito, ma tenendo sempre (e solo) ben presente il fine che si vuol raggiungere.
Quindi anche il patto con Satana va bene in questa ottica, va bene anche diventare come lui, o accondiscendere, se questo porta il risultato che ci si è prefissi: il senso quindi è “ io non dialogo con te perché ne condivido le idee, ma perché tu rappresenti o il potere o il vantaggio”.
Si chiama “prostituzione”…
In cambio della “concessione” a favore della mia associazione, posso passare sopra a tutto: è la politica ordinaria.
Quindi questa politica del “dialogo” (quanto mi stà sul c.azzo la parola dialogo se abbinata al marcio) prevede non di fare delle scelte, ma di valutare le opportunità: di contro ci sono poi quelli come noi, che fanno una scelta diversa, e non scendono a patti con chi rappresenta la causa del problema, non dialogano con chi vuole solo il vantaggio associativo o personale, o con chi non fa l’interesse della globalità e dell’ambiente.
Facendo un esempio cronologicamente vicino, e tremendamente drammatico, pur di ottenere un vantaggio da chi comanda, CFI chiede di ottenere un'opportunità (spendere il proprio nome abbinandolo alla concessione del No Kill sui tratti già a vocazione CF della provincia di ferrara) ed in perfetto stile della politica del compromesso, colloquia con chi, si ti concede un contentino su un tratto, ma contemporaneamente, a pochi km di distanza, autorizza stragi (pesca di professione e contenimento nei recuperi).
Ma in cosa consiste questa gestione?
Nell'accettare che l'Amur, che la componente scientifica locale (Università di Ferrara) identifica come un male e che i suoi nuovi alleati fino a ieri demonizzavano, devono essere "spostati" dai luoghi dove vivono ad "aree gestite"...da CFI.
Ma come? Fino a ieri combattevamo le Fly Carp, ed ora addirittura vuole gestire un area dove tutti gli Amur volanti devono essere stoccati? Per farci cosa? Pescarli in modo "gestito"...magari con "la tessera".
L'unica differenza da un lago a pago e che non c'è il botteghino (e bottegaio) all'ingresso...
L’area è 64 km totali, di zone dove già si praticava il CF e non c’era la pesca di professione (quindi dove materialmente il No Kill già era in uso): su 4000 km di canali rappresentano l’1,6% del bacino! Questo significa che non hai portato il No Kill dove il pesce moriva, cioè dove si pratica la piaga della pesca di professione, la pseudo pesca scientifica e il bazar dei recuperi, ma hai semplicemente evidenziato con il tuo nome un qualcosa che non era già d’interesse per la pesca di professione. Ecco che la provincia con un solo colpo fa contenti tutti…tranne i pesci.
Ma a CFI non pare vero...un area gestita...dove fare Carpfishing...poi però che importa se le stesse amministrazioni sostengono la pesca di professione e materialmente usano la tua fame di gestione, di apparire, di dare il contentino agli associati, di fare “Grande” l’associazione, per spostare pesce: l’importante quindi non è più l’ecosistema o i suoi contenuti, il rispetto, la responsabilità animalista, importa solo dimostrare che CFI da vantaggi (in termini di pesca) al Carpista associato, importa solo ciò che si chiama Carpa e Carpfishing, anche se la Carpa e il CF si praticano in un ecosistema che è composto di migliaia di variabili interconnesse.
Io “pesco la Carpa”, faccio il Carpfishing, ed è su quello che devo puntare, quindi se ho un vantaggio specifico e diretto, tutto il resto (ogni altra specie ad esempio) non merita la mia attenzione, perché io le tessere, le opportunità, la rappresentatività la ho solo su una categoria: il Carpfishing.
Non importa quindi che nella stessa delibera gli adoratori del Luccio abbiamo ottenuto parallelamente un gran numero di canali sfuggiti alla devastazione antropica, aree dove la loro stessa Carpa riusciva ancora a riprodursi, non importa se in nome del Luccio altre specie saranno sacrificate e se questo provocherà con il nulla osta dell’ente provinciale la deportazione di pesci (tra cui l’Amur): importa solo dire “CFI è grande perché ti da il CF no kill” a ferrara .
Cosi sono tutti contenti: CFI ha la sua notorietà, i lucciari le loro aree, e la provincia, dichiarando che ha dato alla pesca sportiva “attenzione”, nella realtà si conserva i suoi professionisti e i suoi recuperatori.
Si chiama politica italiana…
Tu mi chiedi perché alcuni del Direttivo di CFI parlano male di noi, fanno campagne diffamatorie, vanno clandestinamente ad incontrare gente per promuovere trattazioni condite di maldicenze verso me?
CFI è una realtà che caratterizza essenzialmente tre regioni del nord Italia e che ha sempre puntato tra gli obiettivi primari a “fare Grande” l’associazione: vorrebbero essere l’elemento che rappresenta il CF in Italia.
Per un lungo periodo sono stato a contatto con loro, abbiamo realizzato riunioni con autorità territoriali e progetti sul campo, finché mi sono reso conto che l’obiettivo primario di CFI era solo fare “Grande” CFI, farlo per ottenere consensi, rappresentatività, e porsi il fine di essere coloro che rappresentano i carpisti: prima la Carpa perché peschiamo la Carpa, prima il carpista perché siamo carpisti, prima l’associazione e la fame di farla divenire grande. E’ uno stile da partito politico anni 80, non un modo di interconnettersi con la globalità delle esigenze sociali, ambientali ed ecologiche.
Io CFI faccio e ti do risultati per il CF: fatti la mia tessera così io posso darti e rappresentarti, non appoggiarti ad altri perché nessuno a cuore il carpista più di noi, tu facci grande in modo che io possa darti. E la propaganda da DC o PSI degli anni 80: dammi il voto e ti do il posto nelle ferrovie o le poste.
Alla manifestazione di Papozze, non si incazzarono perché le amministrazioni non prendevano provvedimenti verso i bracconieri, ma perché io “non avevo ringraziato i cappellini verdi sulla stampa”, nell’ONP non si incazzarono perché le amministrazioni non ammettevano le loro carenze, ma perché volevano risultati immediati da mostrare agli associati, alla nascita dell’ASI non si incazzarono perché i nostri contenuti erano sbagliati, ma perché non li avevamo “coinvolti”…e così via.
La cosa più grande che ha fatto CFi è stata creare la leggenda di se stessa, quindi se non appaiono si spengono.
Quindi in perfetto stile politico italiano come si fa campagna elettorale? Parlando male di chi si identifica come l’avversario (in questo caso me/noi), propagandando maldicenze, pettegolezzi e gossip, pensando che questo elevi la propria immagine ed abbassi quella della controparte.
Quello che alcune menti tristi non hanno compreso è che mentre loro vanno a contattare titolari di aziende, politici, presidenti di altre associazioni e compagnia cantante, noi lavoriamo, mentre loro perdono tempo a dedicare energie e risorse alla propaganda noi evolviamo, mentre si guardano intorno a cercare chi può essere suggestionato dalle leggende, noi, che invece le energie le usiamo in altre direzioni, cresciamo.
Nel primo anno il progetto Getapesca aveva 146 adesori, oggi a luglio 2011 abbiamo superato i 1500, oltre ad aziende, negozi e strutture di pesca turismo, senza fare sbraitoni, propagande altisonanti, o aggiornamenti di divulgazione elettorale, ma solo con il desiderio di chi “vuole fare da solo”, l’ASI dal dicembre 2010 a luglio 2011 realizza progetti su 5 regioni (e la firma per l’accesso all’ennesima consulta regionale della pesca la terremo il 15 settembre alla Corte dei Rettori durante una conferenza stampa) e il desiderio di “auto rappresentarsi” delle associazioni neo formatesi è in crescita continua, sintomo che non è l’associazionismo morto, ma che tantissimi si sono disaffezionati negli anni alle politiche di partito, colore, simbolo o obbligo (per mancanza d’alternativa).
Quindi in cosa io rappresento una minaccia per CFI? Io minaccio quell’unione nazionale che CFI voleva che si chiamasse CFI…ma non si sono resi conto che non siamo stati noi a “rompergli il giocattolo” ma che buona parte del popolo dei pescatori non si riconosceva in loro, nelle loro modalità di ottenere i risultati (compromesso) di aver abbandonato il sud italia (numerosissimo e desideroso d’emergere) e di aver abboffato con l’autarchia del “CFI siamo noi e ci siamo solo noi”…se CFI, Arci, Esox ferrara e similari fossero state “rappresentative” e prossime a un’ apertura che non mirasse solo al marchio associativo, non ci sarebbe stato bisogno di fare un ASI, se gli enti di riferimento fossero stati realmente a disposizione del pescatore o quelli privati avessero lavorato a tariffe “almeno normali” non ci sarebbe stato bisogno di un Geta: quindi il desiderio di auto rappresentarsi nasce dalla necessità di un alternativa, propria di chi non si riconosce nel panorama attuale, di chi non scende a compromessi, di chi non ti “convoca” solo perché tu hai la presunzione di essere un riferimento, ma ti convoca solo se vede in te una colonna con cui costruire.
In CFI, nel mono tematico e mono specie, nell’accentramento di forzatura rappresentativa, nelle alleanze di comodo, negli inchini umidi con le amministrazioni, non c’è nulla di quello che ci serve per costruire, specie poi con un patner che per sopravvivere ha bisogno di visibilità e risultati ad ogni costo da proporre agli associati, che deve essere sempre sotto i riflettori e che deve mediaticamente primeggiare.
Pensa che si stanno organizzando per la WD convinti di aver trovato un “fianco scoperto” nelle analisi che abbiamo realizzato durante la moria di Carpe in Emilia Romagna: siccome i loro nuovi amici degli amici, dopo aver contattato l’IZS di Teramo, hanno appreso che le analisi non le hanno fatte loro, ed essendo l’IZS DBDA il principale patner scientifico del Getapesca, sono convinti che le analisi o non le abbiamo mai fatte o che ce le siamo inventate. Vivono di questo, specie ora che il percorso che abbiamo fatto ha compattato “paranze” di nostri nemici storici con cui vanno a letto. Noi li stiamo facendo fare, li lasciamo auto caricarsi, quando alla WD vedranno “chi” ha fatto le analisi e dove, e sarà presente a rispondere alle domande, con la loro solita “faccia” recrimineranno lo stesso (non possono fare altrimenti), ma per l’ennesima volta si evidenzierà solo il loro odio e non i loro contenuti: è questo che fa andare via la gente da CFI, sul pregiudizio, sul disprezzo e sul “noi siamo noi” ci costruirai una tifoseria di pallone, non un futuro gestionale delle acque.
Quando da ferrara arriveranno nuovi drammatici filmati o foto di quello che accade durante la pesca di professione o recuperi, quando tonnellate di pesce viene caricata e non si sa per dove, gli diremo “rivolgiti a CFI”: loro sono a ferrara a tutela dei pesci, loro tessono alleanze sul luogo, loro colloquiano con la provincia…chiedi a loro di denunciare e opporsi, nonché di mordere la mano che gli da il contentino pro associati.
C’è chi mi ha fatto notare che nell’ultimo anno CFI ha “prodotto” più di quanto non abbia fatto negli ultimi dieci, proprio come reazione alla volontà di scendere in campo di chi non si identificava in nessuna compagine e voleva costruire la propria progettualità: un principio che vede nella concorrenza (termine inappropriato ma fortemente descrittivo) lo slancio operoso di CFI. Mi hanno fatto notare che se noi ci allontanassimo dalle loro zone canoniche inevitabilmente strillerebbero di meno. Il problema (in senso lato) è che noi non andiamo a cercare nessuno, ma è chi vive quei territori che ci chiede di dotarli di strumenti tecnici e politico/associativi.
Chi me lo ha fatto notare è “la vecchia guardia”, quella che inizialmente (nel 2004-2008) non comprendevo: gente come Guido, Claudio, Daniele (tutti oltre i 40 anni d’età) e le relative schiere che da allora a oggi fanno di tutto per impedire a determinate realtà associative di attecchire dove non ci sono oggi, e non attraverso il web (di fatto non li ho mai visti in rete) non attraverso le associazioni, ma rivolgendosi a quel 90% di pescatori che diserta sia la rete, le riviste e l’associazionismo, spingendoli a comprendere che determinate associazioni, facendo il loro interesse convalidano la mala gestione delle province, e che contribuendo al loro sostentamento non cambieranno mai nulla nel disagio gestionale che ci schiaccia. Le mie litigate con loro sono storiche, perché non comprendevo ancora il senso di una simile presa di posizione, poi, invece oggi, anche osservando CFI, capisco che non può esserci evoluzione senza uno stravolgimento dei presupposti, senza abbandonare la strada del compromesso, della mediazione accondiscendente e della proposizione supina solo per accontentare chi vuole andare a pesca o per raccogliere gli avanzi che ti concede alla pesca sportiva chi gestisce il territorio.
Senza determinate associazioni io a pesca ci andrò comunque, senza pesci o con una gestione privatizzata delle acque no: e probabilmente questa è la chiave di lettura, di chi mi dice “ma essere il nemico di chi si schiera contro bracconaggio, amministrazioni deviate, aziende che vogliono i monopoli e associazioni che si impadroniscono politicamente di tratti di acque, non è un assurdità?” No, perché palesano semplicemente ciò che sono e da che parte stanno…
Forse il mio più grande risultato in anni di attivismo per la pesca è aver fatto emergere tutti quelli che oggi si definiscono miei nemici, tutti coloro a cui ho evidenziato i difetti, le carenze, gli egoismi, e i crimini: sono più che fiero che si ritengano “distanti da me” perché avrei provato vergogna se qualcuno avesse potuto pensare che me la facevo con loro. In fondo come ti ho già detto la vita è fatta di scelte, non di opportunità e “patteggiamenti”, ed io ho scelto di fare scelte ben precise, la sorpresa è stata scoprire che tantissimi desideravano lo stesso, e non si accontentavano di farsi rappresentare da chi in fondo rappresenta prima i suoi interessi.
Abbiamo un Bolsena dove quotidianamente scompaiono con il benestare di licenze provinciali tonnellate di Carpe, un fiume Po dove ci sono voluti 4 anni di denunce mensili per attivare una motovedetta dedicata della GdF a presidiare l’asta fluviale, mercati che esplodono di Carpe, Siluri, Lucioperca e Aspi che non si sa da dove vengono, bande di extracomunitari che spadroneggiano su ogni bacino dove sostano, enti di riferimento scientifico che vogliono ripristinare gli ecosistemi acquatici ammazzando i pesci anziché puntare il dito verso mangiatori di acque, industria, agricoltura e scarichi, e dall’altra parte associazioni il cui problema è parlare male di me, che non si può creare una nuova fiera del CF, che monopolizzano acque con accordi politici, che spendono energie solo per l’agonismo, che riducono tutto a una tessera, che devono apparire e vendere se stesse come un prodotto.
Cosa mi criticano i “miei”?
Di continuare a parlare di CFI e nuove allegre compagnie invece di dedicarmi solo a combattere i mali delle acque e di dedicarmi a loro solo come disagio per i contenuti nelle sedi appropriate, ma non so resistere alle “tentazioni” e non riesco sempre a tacere quando osservo assurdità.
Di non pubblicizzare tutti i lavori che vengono realizzati dalle associazioni affiliate all’ASI o quelli realizzati dal Getapesca, e continuo a spiegare che noi non vendiamo un “prodotto” e che se campassimo di pubblicità saremo uguali a loro: forse sbaglio, perché così facendo non permettiamo a tutti di comprendere quanto facciamo e quanto possono fare per i loro ecosistemi, ma, siamo talmente oberati di lavori e segnalazioni che ci rendiamo conto che chi ha voglia di mettersi in gioco, chi è attivo e dinamico, già sa…
Di non andare a denunciare per diffamazione in Procura i “colonelli” che chiamano tizio e caio per proporre me come “il male della pesca”, poiché ci sono tutte le circostanze e le testimonianze di chi ha ricevuto il tentativo di catechismo: non lo faccio (ma posso sempre ripensarci) per due motivi. Per non far passare un paio di imbecilli per martiri e perché mi fanno gioco in questo modo, rimarcando la distanza che c’è tra loro e me, senza la necessità che sia io a farlo, perché perdono tempo ed energie a spettegolare, mentre io “in silenzio” insieme a chi sta zitto lavoro…
Sai Francesco, ho tanto, ma davvero tanto materiale che desidererei mostrare alla WD su CFI e sull’allegra brigata con cui hanno fatto comunella solo retti dall’opportunità del risultato e dall’odio verso di noi: già mi immagino gli strepiti, il negare l’evidenza, il crescendo di penosi spettacoli degni del più infimo talk show: ma in fondo, anche se io tacessi, la verità verrebbe comunque a galla, e solo questione di tempo…
Se tu vuoi, per me puoi anche pubblicare questa mia email, non ho nulla da nascondere e non ne avrò mai, di certo non aspettarti che venga a commentarla dopo la valanga di indignazione che genererà nei “cappellini verdi”: ho tanto su cui lavorare e mi sono rotto delle battaglie da forum, preferisco comunicare gli stessi contenuti guardando negli occhi chi o di fronte, mentre gli mostro email, video, foto e “registrazioni fatte durante le riunioni o telefonate”…e poi chiedergli…”spiegaci ora davanti a tutti cosa significa!”
Cosa ne scaturirà? Nulla… negheranno anche di fronte l’evidenza, ma il video di quando leveremo il coperchio al Vaso di Pandorra alla WD che girerà all’infinito su You Tube, un giorno farà dire a qualcuno…”in fondo come stavano le cose c’è l’avevano detto”: e a me tanto basta.
Gianluca”